LE  ARMI SCUOLA

 

 

   

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Perché Si

Quando ero alto così, (poco meno di adesso) ho sicuramente perso o demolito almeno un paio di dozzine di armi giocattolo, attraverso le più eroiche avventure.

Ricordo i grandi sforzi di fantasia per colmare le enormi lacune estetiche di quegli oggetti che non assomigliavano a nulla.

Bene, oggi il mercato offre a prezzi ragionevoli delle splendide armi a salve oppure inerti, per non parlare degli originali disattivati, e non vedo perché i più o meno giovanissimi appassionati di armi, storia ed avventure, non debbano approfittarne.

Si può soddisfare un collezionismo in erba, oppure non sufficientemente impegnato da affrontare l’onere burocratico di una collezione di armi vere, (che comunque è poca cosa paragonato alla soddisfazione che può dare).

Ci si può compiacere di avere un pezzo di STORIA in casa.

Oppure si può giocare alla guerra e all’avventura esorcizzando così la violenza e sedano l’aggressività con un rituale ludico; che potrà anche sembrare ridicolo, se non addirittura riprovevole, a certi adulti; non certo ad un etologo.

A me sembra di gran lunga preferibile che andarsi a scannare allo stadio.

Può essere invece l’inizio di una grande avventura culturale.

Al di là degli aspetti tecnici e storici, l’arma ha il misterioso fascino di ciò che ha in sé il BENE ed il MALE. E’ quasi uno strumento magico per conoscere sé stessi.

Di fronte. ad un’arma è impossibile non porsi, prima o poi, “domande”. In attesa del GRANDE PERCHÉ, ci si può intanto addentrare nel “come Nulla di meglio allora che un’arma inerte o a salve.

Maneggiando delle fedeli armi inerti o a salve, si possono scoprire molte ed importanti cose che è MOLTO BENE conoscere PRIMA di avere in mano un’ ARMA VERA.

Si scoprirà ad esempio che la RIVOLTELLA è un’arma semplice e sicura, adatta a chi non ha molta dimestichezza con le armi (direi quasi che è a prova di stupido) e fa giusta coppia con il FUCILE A POMPA. Armi non a caso sempre predilette da chi decide l’armamento delle varie polizie USA (“absit iniuria verbis” che vorrebbe più o meno dire “forse ho detto una malignità ma senza eccessive intenzioni d’offesa”).

Sono cioè armi che si possono maneggiare con sicurezza anche con un apprendimento molto elementare.

(In più, una volta ad Atlanta, un armiere fornitore della polizia locale cui stavo proponendo il mio HOT SHOT semiauto, mi disse che il pompa piace ai poliziotti perché, con il suo sonoro krak-krak per camerare la prima cartuccia, segnala automaticamente ai sediziosi il raggiunto limite di guardia.

abile scusa per glissare la mia offerta ed eludere l’argomento, forse che, in questa circostanza il semiauto è muto?!).

La PISTOLA AUTOMATICA invece, come pure il FUCILE AUTOMATICO (sto usando la terminologia corrente, in realtà il termine corretto è SEMIAUTOMATICO, perché le armi AUTOMATICHE sparano a RAFFICA; evidentemente la terminologia popolare sottintende il RICARICAMENTO e non lo SPARO come la terminologia tecnica) in mani inesperte, in caso di necessità improvvisa NON SPARANO; e quando non dovrebbero ti SPARANO ADDOSSO.

Vediamo insieme il perché, così intanto impariamo qualcosa.

RIVOLTELLA:

Apro il tamburo, dopo aver premuto l’apposito pulsante, lo carico senza il rischio di mettere i colpi alla rovescia, perché entrano in un

solo modo; richiudo il tamburo dentro l’arma.

Da questo momento, se decido di sparare, debbo solamente premere il grilletto, sempreché io abbia un moderno revolver a, DOPPIA

AZIONE.

Se invece ho un revolver a SINGOLA AZIONE, o non ce la faccio perché trovo il grilletto troppo duro, o voglio fare un TIRO DI PRE­CISIONE, prima armo il cane (cioè lo tiro sù) con l’altra mano.

Occhio a farlo bene però, perché se mi sfugge corro il rischio di fare frittata!

Ecco perché Vi ho consigliato di tirarlo sé con l’altra mano.

PISTOLA AUTOMATICA:

Intanto a prima vista non so mai se è carica oppure no, perché non vedo i proiettili nel tamburo, come posso fare nel revolver; e devo essere un ESPERTO, ad individuare, sempre ché ci sia, l’avvisatore di colpo in canna. (che comunque potrebbe anche essere l’unico di tutta la pistola).

Quando avrò scoperto il pulsante che libera il caricatore, questo mi sarà già caduto ai piedi, o altrimenti, seconda dei modelli mi sarò scorticato le dita per estrarlo, ingegnosa operazione di spinta con il pollice ed estrazione con l’indice.

Riempio il caricatore. Raffinata operazione di simultanea compressione e scivolamento, il tutto con il pollice e poco indice q.b., sen­za mettere le cartucce alla rovescia, senza schizzarle tutte intorno, e senza metterle dritte in piedi come i birilli.

Infilo il caricatore nell’arma per il verso giusto, non dico sotto-sopra che è impossibile, ma dietro-davanti lo ho già visto fare; sperando di non dover rifare l’operazione al buio.

Ora, visto che ho caricato l’arma, penso che sia “carica”, cioè pronta a far fuoco, e volendo provare l’ebbrezza del primo sparo:

  • premo il grilletto con arma a singola azione, cane interno = silenzio

  • premo il grilletto con arma a singola azione, cane esterno = silenzio premo il grilletto con arma a doppia azione, cane come Vi pare = KLIK

però!

Forse è guasta, oppure ho solo sbagliato i conti?

Difatti l’arma non è “carica” contiene un caricatore carico, che è un’altra cosa!

Per caricare l’arma devo mettere la pallottola in canna (oddio!)

  1. ritolgo il caricatore, arretro il carrello e, per non tranciarmi un dito lo blocco con l’apposita leva; metto una pallottola in canna manualmente e sempre per il verso giusto, tenendo ovviamente la canna rivolta verso il basso, e chiudo il carrello agendo sulla apposita leva. A questo punto, se non metto prontamente la sicura, mentre cerco il caricatore e lo infilo, corro il rischio quasi certo di spararmi quel colpo che ho giustappena messo in canna, molte pistole sparano anche a caricatore non inserito.

  2. rinuncio ad un colpo del caricatore e, tolto il dito dal grilletto, agguanto la parte posteriore del carrello con l’indice ed il pollice dell’altra mano e, dopo averlo tirato indietro fino in fondo (né la mia ex-moglie, né le mie fidanzate, ci sono mai riuscite con calibri superiori al 6,35 e sì perché le ho sempre tediate tutte con sta storia delle armi, e a me le donne piacciono con le mani eleganti e delicate, Bah forse è per questo che al momento sono solo). TRAK, lo lascio finalmente andare. KLAK.

Se tutto è andato bene è successo così:

il carrello, arretrando ha armato il cane e poi, tornando avanti sotto la spinta della molla di recupero, ha sfilato una cartuccia dal caricatore e la ha infilata in canna, Maurizio direbbe correttamente: CAMERATA, non nel senso che siamo fascisti, ma nel senso che la ha messa in camera di scoppio.

Sennò c’è da augurarsi di non doversi difendere.

Il caricatore della vecchia e malandata Browning H.P. si tenne il 7,65 PARA fra i denti. Nessuno attentò al carico d’armi e la Fortuna risparmiò la mia IDIOZIA.

Chi se la tira da guerriero non deve mai dare nulla per scontato, ma ACCERTARSI SEMPRE che sia realmente accaduto quel che si supponeva dovesse accadere (come ho brutalmente spiegato alla Nicoletta quella volta che credette d’aver chiuso il bagagliaio del pachiderma (uno dei Mercedes di trecentesima mano che abitualmente uso come arma impropria) la FORTUNA potrebbe non essere generosa.

Ora mi ritrovo con il cane armato: che io lo veda oppure no, (difatti molte automatiche da tasca, per non restare impigliate nei vestiti, hanno il cane interno o il gatto (percussore lanciato) interno anche lui), e devo mettere l’arma in SICURA.

Se per caso voglio prima abbassare il cane, delicata operazione che si compie premendo il grilletto con l’indice e trattenendo nel contempo il cane con il pollice, devo starmi BEN ATTENTO a non lasciarmelo sfuggire.

Un botto agghiacciante segnalerà tardivamente l’errore.

Inutile cercare un buco in località imprevedibile.

Nella migliore delle ipotesi Vi sarete sparati addosso.

Avrete invece devastato il più caro dei Vostri congiunti (e se invece fosse Vostra moglie! Cosa direte al giudice istruttore? Che pulivate la pistola?)

Ma, ATTENZIONE, non è finita!

Ad ogni involontaria contrazione dell’indice sul grilletto, l’arma sparerà ancora fino al totale sterminio della famiglia (caricatore da 7 colpi) e dei vicini (caricatore da 14 o più colpi), o al fortunato ed incruento esaurimento del caricatore (un miliardo di danni).

E si, perché essendo una pistola a caricamento automatico, ogni volta che spara si ricarica automaticamente ed è di nuovo pronta allo sparo che non mancherete di procurare in maniera assolutamente involontaria.

Difatti i gas dell’esplosione: da ·una parte spingono il proiettile fuori dalla canna, ma dall’altra spingono indietro il carrello (in una particolare e ben precisa sequenza che Maurizio Vi spiegherà non appena verrete a trovarci — quaranta pagine di spiegazione —) che, retrocedendo estrae il bossolo vuoto della cartuccia sparata (per i componenti della cartuccia chiedere a Maurizio), arma il cane e ricamera prontamente un’altra cartuccia: SENZA CHE VOI VE NE SIATE NEPPURE ACCORTI.

Il lavoro che la prima volta avete fanno a mano, ora lo fa da sola, tutte le volte che premete il grilletto, fino ad esaurimento dell’ultimo colpo.

Capì?

Se siete sopravvissuti alla messa in sicura dell’arma, la riponete nel più fidato dei vostri cassetti.

Pronta per un’eventuale deprecata necessità; infatti ci vorrebbe un’ora a rifare tutto il lavoro innanzi enarrato, e magari non ne avreste il tempo.

Così il Vostro più tenero rampollo, che passa giustamente il suo tempo a frugare dappertutto (non li chiamano frugoletti?!) (una volta trovai il portafoglio che mia Nonna Margherita aveva perso prima che io nascessi), la troverà e ridurrà l’alloggio a colabrodo.

La guerra era finita da poco ma l’attentato a Togliatti ci aveva riportato alle soglie della guerra civile, mia Madre era stata minacciata di morte, un commando, mitra in pugno aveva, per altro civilmente, nottetempo occupato la cartiera in attesa del via telefonico all’INSURREZIONE.

Mio Padre ritenne comunque prudente strisciare nella carbonaia e dal finestrino che dava sull’ufficio, tenere quei signori sotto il tiro delle sue pistole.

VIVA BARTALI, che salvò poi l’Italia vincendo il giro di Francia, come dice Dario FO.

Le due pistole erano scariche, non ricordo comunque di aver premuto i grilletti (o forse lo ho fatto e ne ho rimosso il ricordo), comun­que le ragazze in cucina impallidirono quasi mortalmente.

Tentai poi di comprare il loro silenzio con 10 lire; o forse erano 100, ma forse era quellaltra volta che mi sparai per prova nella mano destra con la carabina ad aria compressa e dissi a mia Madre che mi ero ferito con un soldatino; non ricordo più.

Forse avevo cinque anni, forse meno, Stalin era ancora vivo.

E si perché lui non avrà avuto nessuna difficoltà a togliere la sicura, che Voi, in una notte di terrore, non trovereste mai. Al massimo, sbagliato pulsante. Vi ritroverete il caricatore nelle pantofole e lo calcerete nel più inaccessibile degli angoli. Così, quando avrete finalmente trovato quella dannata sicura, non potrete neppure sparare quell’unico colpo in canna da cui dipenderà la Vostra vita. (la vostra arma modernissima infatti, senza caricatore inserito, non spara).

Bene, Vi ho fatto due palle così, solo per dire agli apprendisti stregoni che un buon apprendistato su un’arma inerte o meglio a salve, di buona fedeltà, potrà evitare pericolosi incidenti.

Sicuramente se fossero esistite, mio Padre me ne avrebbe comperata una. Ricordo infatti il suo disagio, mentre al volante dell’auto, mi sentiva “armeggiare” alle sue spalle con l’arma scarica che avremmo di lì a poco usata insieme.

Eppure mi aveva insegnato Lui, e si fidava di me. Ormai ero grande, forse avevo 14 anni.

Perché No

Molte persone che desiderano acquistare un’arma a salve, mi manifestano il proposito di tenerla in casa per difesa al posto di un’arma vera, che a loro avviso darebbe troppi problemi, non ultimo quello burocratico.

Bene, secondo me è PURA FOLLIA.

Nella migliore delle ipotesi si riesce a fugare qualche ubriaco balordo di animo particolarmente mite, o qualche ben intenzionato dispostissimo ad aiutarVi, se non fosse per quegli spari che lo fanno eclissare alla velocità della luce.

Di solito invece succede che si trasforma un tranquillo ladruncolo in un ASSASSINO. Un serio professionista del furto si dice non entri in un appartamento abitato.

Del resto, se aveste in casa qualcosa, di così esagerato valore, da giustificare un assalto a fuoco, avreste anche i denari per pagarVi delle guardie armate che si facciano sparare al posto Vostro.

Si può ragionevolmente ritenere che Io stillicidio di furti sia opera di teppaglia psicolabile, armata più per infondersi sicurezza ed inti­morire le vittime, che non per ucciderle.

Costoro, però, vistisi sfidati e minacciati da un’arma (Vi guarderete bene infatti dal dire che impugnate minacciosamente un arnese a salve), si vedranno costretti a sopraffarVi per potersi sganciare, magari sopprimendoVi.

A maggior ragione un’arma a salve sarebbe ridicolmente inutile a difenderVi da un povero pazzo sanguinario;o comunque da chi fosse ben determinato ad ucciderVi.

Anzi per colmo di beffa, la difesa del Vostro assassino, avrebbe buon gioco a dimostrare che egli agi in stato di legittima difesa. Accanto al Vostro cadavere sarà stato infatti rinvenuto ciò che egli poteva legittimamente ritenere un’arma letale che Voi gli puntavate addosso.

Ottenere così tutte le attenuanti del caso fino a strappare una ridicola condanna per omicidio colposo e preterintenzionale, anziché volontario.

Ed il tutto alla faccia Vostra.

gbv  1989